Unci Agroalimentare: Una “blockchain Latina” per l’export dei prodotti locali
L’agroalimentare in Italia incide per oltre il 70% su tutte le produzioni primarie. Un comparto necessario per il sostentamento di ciascuno di noi, anche se non è questo il suo unico valore. Per giungere sulle nostre tavole ogni prodotto ha dietro un indotto ed una filiera dedicata che apre le porte ad un’alimentazione genuina e di qualità che è una vera e propria carta d’ identità nell’esportazione.
La provincia di Latina, con la sua tradizionale vocazione agroalimentare e ittica rappresenta un vero e proprio modello da seguire per lo sviluppo del settore: che si tratti di ortofrutta, florovivaismo, zootecnia o pesca. A favore di quest’ultimo comparto è sempre in prima linea da anni l’Unione Nazionale delle Cooperative Italiane, associazione che esercita la tutela dei produttori di beni primari nel settore della pesca e dell’acquacoltura, oltre ovviamente che in quello agricolo.
“Proprio per la pesca – spiega Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimentare – abbiamo realizzato il Flag Mar Tirreno Pontino e isole Ponziane, un gruppo di azione costiera che abbraccia la zona meridionale della Provincia di Latina e comprende la fascia costiera racchiusa tra Capo Circeo fino alla foce del fiume Garigliano. Sotto la guida del presidente Mauro Macale, stiamo sviluppando una serie di programmi di innovazione ittica 2.0, anche in un’ottica di economia circolare che aiuti l’ambiente, il mare ed in primis i pescatori”.
La pesca commerciale e professionale di cattura fornisce circa il 70% del prodotto ittico fresco nella zona e l’acquacoltura il 75%. I Consorzi di Gestione Mitili (CO.GE.MO), operanti nell’area pontina, rappresentano un’altra importante risorsa economica locale.
“Fare filiera significa fare rete, fare sistema, creare opportunità con obiettivi comuni – spiega Scognamiglio -, perché i pescatori hanno il cosiddetto ‘Km ZERO’ nel DNA. Mettere insieme le imprese, con le loro attività e con le loro risorse, ci permette di tenere la tracciabilità del consumo”.
La cooperative possono quindi considerarsi già in rete, infatti, i pescatori del Mare Tirreno e Isole Pontine stanno, attraverso specifici corsi, già sviluppando con UNCI Latina dei percorsi enogastronomici e di pescaturismo per la valorizzazione sia del prodotto che del territorio.
Ma quali sono le difficoltà di questi mesi di emergenza sanitaria?
“Tutto il comparto primario, quindi pesca ed acquacoltura, non è stato mai chiuso – risponde il presidente Unci Agroalimentare -. Il danno, però è arrivato dalla chiusura dei canali Ho.Re.Ca. (Hotel, ristoranti e bar) e dalla totale assenza del flusso turistico sui porti. Questo ha costretto i pescatori a fermarsi e a non avere nessuna entrata economica”.
Senza sostegni né ristori, i pescatori hanno comunque mantenuto le maniche rimboccate e hanno creato un sistema di chat WhatsApp con i riferimenti delle massaie che vanno poi a comprare direttamente il pescato fresco conoscendo già prezzi e specie ittiche.
“Le difficoltà portate dalla pandemia sono andate a sommarsi a quelle del sistema a strascico che, con l’avvento del Piano di Gestione West Med, ha chiesto una riduzione di ben il 40% di giorni entro il 2023. Si tratta insomma di un fermo biologico obbligatorio per altri 30 giorni”.
L’economia reale ha difficoltà a confrontarsi con un’economia virtuale, che fa della sua filosofia capitalistica il punto di arrivo finanziario, mentre la pandemia da Covid-19 ci distanzia e ci allontana, l’economia umanistica ritrova il suo anello mancante, il mercato di prossimità e la valorizzazione dei prodotti. “Nonostante tutto, Il sistema agroalimentare italiano sta tenendo come si dice…botta”, afferma Scognamiglio.
Il Recovery Plan potrebbe realmente dare un aiuto concreto?
“Bisogna rivedere la misura a favore dell’agricoltura e comprendere la pesca a pieno titolo, non in modo parziale per le attività di pescaturismo o ittiturismo. Questo fa presagire già il post pandemia: un crollo totale dell’economia ittica di allevamento”.
Perché?
“Le concessioni demaniali schizzate a tassazione milleplicate: un pescatore che ha un box da tre metri in area demaniale paga quanto uno della cantieristica navale, un piccolo concessionario di mitilicoltura paga quanto un grande allevatore di mitili. Ma la cosa importante è che l’UE, con la direttiva della Bolkestein e un mancato approccio reale alla legge 145/2018, che ha disposto la proroga al 31 dicembre 2033 della validità delle concessioni demaniali marittime, vedrà l’impossibilità di aiuti derivanti dalla stessa UE quali fondo strutturale FEAMPA a favore dell’acquacoltura. Quindi, è urgente che la Regione si faccia portavoce del malessere in atto anche in questi settori economici”.
Passata l’emergenza, quali sono gli interventi necessari alla ripresa e dunque al potenziamento della filiera agroalimentare e ittica?
“L’opportunità che può venire dalla Green Deal, fa parte di quella sostenibilità a doppia E: Economica ed Ecologica, che guarda di più al ‘socio economico’ che ad un individualismo finanziario. Ma vogliamo sottolineare che essere più green o essere più attenti alla sostenibilità ambientale non significa azzerare l’identità delle nostre eccellenze. Quindi, puntando anche sulle opportunità del Recovery e della cosiddetta Farm to Fork, dobbiamo creare sempre maggiori opportunità”.
Quanto è importante poter salvare nella provincia di Latina le eccellenze che costituiscono il fiore all’occhiello della filiera agroalimentare made in Italy e sistema pesca?
“UNCI Agroalimentare, assieme alla sezione di Latina di cui è responsabile Michele Scopelliti, sta elaborando una serie di interventi attraverso un programma di internazionalizzazione del made in Italy. Ciò al fine di dare una risposta concreta ai nostri operatori e alle eccellenze delle filiere agroalimentare e dell’ittico. Con dei corsi appositi prepareremo i nostri pescatori ed agricoltori agli aspetti integrati di filiera agroalimentare e risposta turistica per una ripresa occupazionale e di rilancio post covid -19”.
Il presidente Gennaro Scognamiglio tiene poi a concludere ricordando che “siamo al decennale della Dieta Mediterranea, uno dei punti di forza delle nostre eccellenze agroalimentari. E’ necessario quindi creare una barriera di solidarietà contro l’Italian sounding o il finto cibo italiano, creare una ‘blockchain Latina’ con i suoi prodotti-gioiello da immettere sul mercato estero”.
Fonte: Latinaquotidiano.it